20110225

IK4 (1724-1804)

Se l'uomo fosse un essere tutto razionale, egli seguirebbe senza grandi difficoltà i dettami della ragione anche nella vita pratica. Ma l'uomo è anche sensibilità e quindi è sollecitato dai suoi vari interessi, dalle sue passioni. Per IK è proprio questa contraddizione intrinseca nella natura umana a costituire il presupposto della vita morale poiché l'uomo "tutto ragione" si limiterebbe ad applicazioni meccaniche, e quindi a-morali, dei principi razionali relativi al suo agire pratico. Sarebbe un automa perfetto, ma quindi necessariamente privo di meriti particolari dovuti alle sue scelte e quindi anche alle sue rinunce. Finisce insomma che la ragione esprime dei "valori imperativi" a cui cerchiamo di tendere come funzioni del tipo y=f(x) definite in tutto R che, per x tendente a più infinito, si avvicinano, senza mai raggiungerli, a ciascuno di tali valori rappresentabili come asintoti orizzontali posti a quote y diverse tra loro, tanto più elevate quanto più elevato è il valore imperativo ad esse corrispondente. Imperativi che esistono da prima di noi e che permangono dentro di noi senza che potremo mai nel nostro percorso terreno vederli pienamente ed esattamente osservati da alcuno.
Sì, ma quali sono le Leggi che producono questi importantissimi valori imperativi? Lo scopriremo (forse) nella prossima puntata!