20110202

Francis Hutcheson (1694-1746)

Tra morale ed interesse non vi è contraddizione e la vita morale può ridursi in larga misura a "calcolo" sociale. La sua principale opera (1725) intitolata "Ricerca sull'origine delle nostre idee di bellezza e di virtù" porta come sottotitolo "Un tentativo di introdurre un calcolo matematico negli argomenti della morale" e alla base di questo tentativo sta l'esigenza di estendere il metodo scientifico alle indagini umane (esigenza sentita anche dagli altri suoi contemporanei Petty, Cumberland, Buffon e Condorcet).
Se esiste un'etica matematizzabile, come sosteneva anche Hutcheson, si dovrebbe essere capaci di delineare una sorta di algebra morale poggiante sui risultati piacevoli o spiacevoli delle azioni umane, a partire anche da quelle terra terra di cui siamo stati artefici, testimoni o vittime nelle nostre tante piccole vicissitudini. In questa prospettiva l'etica si configura come uno strumento laico di equilibrio e di conciliazione fra gli impulsi egoistici ed utilitaristici, presenti in ognuno di noi anche se in misura oggettivamente molto diversa da un caso all'altro, e l'inclinazione umana alla socialità. Fra l'interesse privato, certamente legittimo se limitato da opportuni tetti massimi che ciascuno dovrebbe essere in grado di auto-imporsi in ogni campo, e la pubblica felicità.