20100809

Automattismi

Nella vita di molte persone, e azzarderei anche il tutti al posto del molte persone, ci sono attività che partono in automatico.
La fase del risveglio, partiamo da lì. C'è chi ha l'abitudine di prepararsi la macchinetta del caffè già la sera prima, e deve solo accendere il fornello. C'è chi se la scola tutta, magari aggiungendo alla dose di caffeina per 3-4 persone una mezza tazza di latte freddo, così, giusto per non andare in ipertensione già alle 7 del mattino. C'è pure chi odia il caffè ed avrà la passione per un'altra bevanda o per i biscottini al cioccolato, non so, ma di certo ognuno avrà la sua routine di avvio, chiamiamola così.
Saltando quelle 10-12 ore potrei passare alla fase del rientro a casa dopo il lavoro. Anche lì ci sarà una sequenza di azioni più o meno meccaniche che dipendono da tanti fattori, ma che restano globalmente fisse tranne per eventi imprevedibili e comunqe poco probabili. Il parcheggio dell'auto, sempre allo stesso posto, la chiusura degli sportelli con il controllo dell'aver chiuso, lo sguardo all'interno dell'abitacolo quando è sicuro che non c'è niente da poter dimenticare, ma si guarda lo stesso. L'entrata in casa, il passaggio, più o meno lungo, nella sala da bagno. L'inizio di quello che si deve fare a casa, che può essere il dover cucinare o, nei casi più tristi, il dover ancora lavare i piatti della sera prima. Direi che ci siamo capiti.
Ma perché quella doppia T nel titolo? E' un refuso? No, è che mi rendo conto, osservando gli altri, ma anche avendo la capacità di uscire spesso da me stesso ed osservando il mio me nelle varie faccende affaccendato, che può verificarsi un eccesso di delega che ciascuno concede ai suoi automatismi. Prima parlavo del rientro a casa, per dire, e in merito, come eccesso, avrei il caso di un distinto signore che abitava nel condominio dove sono cresciuto che era capace di andare a strattonare la maniglia del suo box in cui aveva appena parcheggiato almeno 2 o 3 volte, per essere certo di aver chiuso bene. Alcune volte tornava sui suoi passi dopo essersi allontanato già parecchio dalla zona garage e di nuovo verificava di aver chiuso, in preda ad un automattismo, con due T di sicuro. Seppi, mentre ero militare, che la moglie lo aveva lasciato, così, da un giorno all'altro, pochi giorni dopo il matrimonio della loro seconda figlia. Chissà da quanti anni la donna sopportava non voglio manco immaginare quali automattismi. Forse se qualcuno glielo avesse detto, al suo lui, con garbo, che il rischio di lasciare per una notte aperto il box non era poi così grave da correre, chissà, magari la sua mente non avrebbe più assecondato troppi meccanismi automatici. O forse no, chissà.
L'eccesso di delega, come l'ho definito prima, non va bene. Bisogna assolutamente rimettere in discussione tutto ciò che facciamo in automatico. E la più grande vittoria è cambiare nei nostri comportamenti ciò che ci sembra assolutamente immutabile, dopo aver chiesto a chi ci conosce bene qual è quella cosa un po' strana che ci vede fare ogni giorno alla stessa ora, in automatico, e modificare proprio quella, convincendo il proprio sistema operativo a modificare proprio quella routine, come sa fare qualunque bravo programmatore con un suo programma, prima che gli sfugga dalle mani.