20100510

Il caso Mercurio

Mettiamoci subito comodi disegnando un asse temporale di 5000 anni, e mettiamo una simbologia adeguata, vanno bene disegnini, numeri, colonnine tipo istogramma, tutto insomma, per ogni osservazione degna di nota riguardante l'osservazione del pianeta Mercurio.
Le prime annotazioni riguarderanno i Sumeri, i Cinesi e gli Egizi, che già osservavano regolarmente questo piccolo e simpatico pianeta, spesso con grande difficoltà per i problemi che dava. Saltiamo poi ai Greci, e lì ci metterei come simbolino un piccolo Vesuvio, visto che i Greci si confondevano abbastanza osservando Mercurio e si erano convinti che dovesse esistere un altro pianeta (che chiamarono Vulcano) che poi si è rivelato essere sempre lo stesso Mercurio che faceva molti scherzi a chi provava a calcolare la sua orbita. Poi ci sarebbe il grande Keplero, che azzeccò abbastanza bene le previsioni su dove Mercurio si sarebbe trovato quel tal giorno a quella tale ora, diciamo che Keplero merita un bel 9 in Mercurio, ma la confusione tornò a regnare sovrana anche dopo di lui. Troppo complicato immaginare il perché di quell'orbita incalcolabile con precisione, a differenza di tutte le altre orbite dei pianeti che ruotano attorno al Sole.
Arriviamo a meno di 100 anni fa (e quindi 1/50 della scala del tempo scelta) per avere la soluzione. Albert Einstein ci regala pure questo con la sua Relatività, ci risolve in qualche passaggio il caso Mercurio. Tutto spiegato con la quarta dimensione, che deforma le altre 3 su cui basavano i conti Egizi, Sumeri, Cinesi, Greci e tutti quelli che sono arrivati nel dopo Cristo. E pensare che ancora oggi, dopo quasi 100 anni dalla pubblicazione della Teoria della Relatività c'è chi ancora crede che le dimensioni siano solo 3, con tutto ciò che questo implica in termini di ignoranza.
Si crede che la Relatività riguardi solo i fenomeni un po' strani che viaggiano a velocità confrontabili a quelle della luce, ai limiti dell'Universo, velocità a cui i nostri corpi non andranno mai per evidenti limiti fisici. Ma dentro di noi, o dentro un albero, o dentro la famosa pietra "inanimata" quella parte di materia così piccola da poterselo permettere non va proprio a quelle velocità lì? E se è così, perché così è, non converrebbe porsi qualche domandina esistenziale in più? Fossi in me lo farei...

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