20090417

La chiave dell'estemporaneità

In tutte le dinamiche che prevedono interventi personali, e penso alle riunioni di lavoro, a quelle di condominio, o anche al Parlamento per dire, è fondamentale non fidarsi solo del discorsetto preparato a tavolino la sera prima, se si vuole capire davvero con chi si ha a che fare. Spesso il discorsetto è ben architettato, dice cose di buon senso e, in genere, accresce il consenso. Se di getto era venuta fuori una frase leggermente più dura, magari per un rigurgito di sincerità ancora in fondo presente in tutti, ebbene quella frase sarà eliminata, o almeno edulcorata, nella rilettura del discorsetto perché, lo sai com'è, tizio si potrebbe offendere, caio è suscettibile e sempronio potrebbe svegliarsi dal letargo. Meglio essere vaghi, generici. E' meglio, fìdati.
Tutto il piano, però, può anche saltare da un momento all'altro, e chi frequenta quotidianamente la sala riunioni lo sa bene. C'è sempre, se l'argomento è interessante, una presa di posizione, un ordine di servizio o un nonsocché qualunque che produce reazioni impreviste. E' da lì che capisci le persone. C'è chi comincia ad urlare. C'è chi ride in modo nervosamente sconnesso. C'è qualcuno a cui vengono addirittura le lacrime agli occhi, se si sente ferito.
Io, in genere, mi metto una mano in fronte.