20110120

Capitolo 1

In qual modo su voi, o cittadini ateniesi, abbiano influito i miei accusatori, non so; so invece che io, ascoltandoli, per poco non mi dimenticai di me stesso, per la tanta convinzione con cui essi parlavano. Eppure, ad esser franchi, nulla hanno affermato di vero. Ma una, in special modo, tra le molte menzogne che essi han dette, mi ha fatto meraviglia: quella con cui asserivano che voi dovete stare bene accorti a non lasciarvi ingannare da me, uomo abilissimo in fatto di parlare. Ora questo non vergognarsi di asserire cosa di cui presto saranno da me smentiti alla prova, quando a voi apparirò neanche lontanamente abile parlatore, questa, appunto mi è parsa la più impudente delle loro bugie; a meno che essi non chiamino abile parlatore colui che dice il vero, che se dicono questo, io, sì, potrei dichiarare di essere oratore, ma non già a modo loro.
Essi dunque, come dico, o poco o niente hanno detto di vero, mentre da me voi sentirete la verità tutta quanta. E non, per Giove, o cittadini d'Atene, ascolterete una bella orazione per splendore di frasi e di vocaboli, come quelle di costoro, né in alcun modo ornata, ma cose dette di getto, con le parole che mi verranno alle labbra. Confido infatti che giusto sia quello che io dico, e che nessuno di voi voglia aspettarsi altro, né infatti a questa età mi converrebbe esibirmi a voi, o cittadini, come un adolescente, con un ben tornito discorso.
E tuttavia soprattutto di una cosa vi prego e vi scongiuro: se vedrete che io mi difendo con quella forma medesima in cui sono solito esprimermi parlando in piazza non vi meravigliate per questo, essendo la prima volta che io compaio davanti al tribunale, all'età di oltre 70 anni. Mi è dunque straniera la forma con cui si parla qui. Perciò a quel modo che, se fossi realmente un forestiero, voi mi perdonereste il non saper parlare con la favella e la maniera nativa, così anche ora vi chiedo una cosa giusta, a me pare: non far caso al mio modo di parlare, peggiore forse e forse anche migliore, ma di provare a vedere invece se io dico il giusto o no. Perché questa è la virtù propria del giudice, come quella dell'oratore quella di dire la verità.