20101117

Sbocchi impossibili

Quando continua a piovere come sta piovendo in questo autunno, be', c'è poco da fare. L'acqua da qualche parte deve pur andare ed è un ottimo spunto per osservare che tutti, ma proprio tutti, sappiamo solo tendere a difendere il nostro piccolo orticello, o cortile, o quello che è. La cosa che mi colpisce è che anche in quelle comunità dove il cooperativismo ha consentito di ottenere buoni incrementi dell'economia locale e, tutto sommato, una discreta redistribuzione del reddito prodotto, ebbene anche lì, quando si tratta di difendersi da una piena cominciano a pensare davvero solo a se stessi. Si vedono in tv queste immagini di gente che va a riempire sacchi di sabbia per alzare un po' di più, sempre un po' di più, il livello della propria protezione, immaginando come unica soluzione possibile quella che in gergo tecnico è definita la "difesa passiva". Vedevo ieri a Vicenza che il massimo che riuscivano a fare con gli altoparlanti nelle strade era di consigliare di mettere in sicurezza le proprie cose, le proprie auto, perché il livello del fiume stava crescendo. A livello di comunità, ne sono certo anche se non ho né prove né testimonianze, stanno solo alzando in qualche modo gli argini dove è possibile per far sì che la piena passi e lì dove se la sono cavata con la precedente piena mi sa che non se la caveranno con la prossima (se i sacchi di sabbia che stanno mettendo a Vicenza tengono). Spostare il problema più a valle, sempre. Come qui al Sud sappiamo fare con tutto, figuriamoci, non è che mi scandalizzo. Ho fatto pure 3 anni di militare a Cuneo...
E a quando le "difese attive"? Un genio che sappia trovare una soluzione? Macché! Ci vorrebbe soltanto una scelta politica, magari di quelli che governano il Veneto ora, o anche la Lombardia, e il Piemonte. E che tra poco governeranno anche in Emilia, in Umbria, in Toscana? No, a questo non ci credo. La scelta politica sarebbe quella di decidere dove far sboccare il fiume prima che arrivi dove si possono solo alzare argini. Una bella area prevista su carta, dove si consentono magari solo colture stagionali e dove si sa che ogni tanto si andrà sott'acqua anche se, a memoria d'uomo, in quelle zone non si era mai "andati sotto". E non è mica un dramma "andare sotto" se uno lo sa già che deve succedere per proteggere gli insediamenti produttivi di valle, dove magari ha pure il suo personale tornaconto perché ha i figli che lavorano proprio in quei capannoni o i nipoti che vivono ormai in città da anni, inglobati nell'espansione di tanti centri urbani nati come punti di raccolta dei prodotti delle campagne circostanti e diventati in pochi anni piccole metropoli basate solo sul terziario. Mah. Osservo questo sbattutissimo Zaia, che va avanti e indietro tra Roma e Milano (anche lui è sempre presente nei summit di Arcore), con il suo ciuffo dietro la nuca (l'unico al mondo che si cura il suo bel ciuffo dalle orecchie ad andare indietro), per poi tornare nella sua regione con 100-200-300 milioni di euro. Sì, ma da spendere come? Di nuovo mah. Doppio mah. Tutti diranno che è colpa delle precedenti gestioni (cioè dell'attuale Ministro dell'Agricoltura, credo), per poi ricostruire gli argini un poco più alti di prima lì dove hanno ceduto e spingere sempre più a valle il problema. Magari ci fosse il Sud più a valle. Si costruirebbero argini alti alti alti, fino al soffitto, così poi vanno sotto loro e chissenefotte. O forse c'è qualcuno che ci sta pure pensando guardando la cartina della nostra bella Italia. In fondo non si dice giù e su, pensando a Sud e Nord? Si dice che Bossi Junior stia già immaginando una soluzione per far scendere l'acqua giù. Un sistemone, ovviamente impossibile, di 115 equazioni indipendenti in 113 incognite. Sì, chiamate il 118, che forse è meglio...