20101025

Raccogli il segno

Organizzare un viaggio, o anche un banale spostamento dal mio ordinario luogo di residenza (preciso perché già dire viaggio può far pensare a chissà cosa), mi produce sempre una sensazione nuova, anche se il luogo da raggiungere mi è già noto. In particolare ci sono posti, e qui il discorso si amplia anche a posti mentali, nei quali mi sembra di tornare ed altri verso cui viceversa sento una estraneità profonda, e questo non in base a quanto mi siano conosciuti gli itinerari, ripeto, anche solo mentali, da percorrere o le persone che incontrerò. Questa cosa fa sì che in alcune occasioni mi sento in un viaggio di ritorno quando sono in andata, e viceversa. In particolare, mentre vado, mi succede di osservare stranamente alcune cose piccole, a cui non farei mai caso normalmente, che mi danno l'idea di essere state posizionate lì per non perdermi e mi sento tanto un Pollicino che aveva lasciato ogni tanto un sassolino per essere certo di poter ritrovare la sua strada di casa, anche al buio e anche se rimasto solo.
Passando figurativamente ad una scala di rappresentazione della parola viaggio che sia in grado di inglobare ancora più spostamenti, e quindi non solo quelli fisici e quelli mentali ma anche tutti gli "altri" che non saprei proprio come definire, mi appare ancora più evidente che quelli più importanti, che si fanno come se fossero delle andate, sono proprio inequivocabilmente dei ritorni. Sono di certo dei ritorni parziali, inseriti nel ritorno più importante che ognuno di noi deve sentire di avere in corso. I segni ci sono. Basta raccoglierli.

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