20100823

Necessità del superfluo

Credo che venga attribuita al solito Oscar, Oscar Wilde, una frase che sintetizza bene il punto su cui oggi ho deciso di soffermarmi, anche alla luce di recenti valutazioni che un po' dappertutto mi è capitato di leggere in questi giorni. Recita una cosa come "nella vita non vi è niente di più necessario che il superfluo", va be', l'avrò senz'altro storpiata come al solito, ma ci siamo capiti, credo.
Più o meno tutti si lamentano della crisi, questa parola che magicamente unisce le difficoltà (di sopravvivere) del più triste dipendente a quelle (di programmare già ad agosto il viaggio di 2 settimane per staccare un attimo a metà ottobre ai Caraibi) del certamente più allegro immobiliarista rampante. Però, e questo è verissimo, tutto esaurito ovunque (alberghi, ristoranti, discoteche, bar, piscine in montagna, fontane in collina, chalet al mare e chi più ne ha più ne metta) nelle 2 settimane a cavallo di Ferragosto, quando si spende molto di più e si ha certamente di meno in termini di servizi, ma anche di quantità di cibo nei piatti, per parlare di blasonate strutture "all inclusive" e per bocca di chi ci lavora. Mi si dirà che per alcuni il periodo di ferie è obbligato, con la chiusura imposta dal padrone, ed è vero, ma è obbligatorio anche indebitarsi per fingere che va tutto bene? E qui mi viene in mente Tiromancino (magari più tardi posto il loro testo che ho in mia testa, ma è un po' tirste a quest'ora del lunedì). Ebbene sì. Finisce che diventa obbligatorio l'indebitamento anche a fini vacanzieri, con il padre che per quelle 2 settimane penserà quasi sempre a quanto tempo impiegherà per rientrare dal buco che sta volontariamente aprendo nel suo già disastrato bilancio, e sorriderà sempre più tirato al bambino che gli chiede il gelatino e alla mogliettina che ha deciso che ha bisogno di un massaggio. Preciso che le mie considerazioni sono in generale, conoscendo le infiammabilità di molte code di paglia. Preciso che non mi sento più furbo degli altri per il fatto che vado in vacanza a luglio da almeno 10 anni. La mia è solo una libera scelta, come tante altre, e potrei benissimo cambiare idea quando mi pare per mille motivi che non mi vengono in mente in questo momento, ma ci sono senz'altro.
Ma io volevo parlare d'altro. E ci riprovo. Volevo parlare del perché è necessario il superfluo, ma non riferito alla vacanza, ma al quotidiano proprio terra terra. Esempio. La mancia. La mancia si lascia anche al ragazzo del bar dopo aver bevuto il caffè, al tavolo dove uno ha mangiato un panino da 3 euro, non dico al tavolo del prestigioso ristorante o alla reception dell'hotel a 5 stelle. Io dico che è necessario lasciare la mancia anche per la spesa alimentare che viene garantita ad un normalissimo lavoratore col suo ticket restaurant. Oppure anche la caramellina inutile che si acquista dal tabaccaio, o la giocata da 2 euro al Superenalotto dopo aver sentito parlare per giorni al telegiornale dei 110 milioni a cui è salito il premio per il 6. Tutte spese superflue, ma necessarie. Perché? Il perché risiede, secondo me, e dopo averlo cercato per un bel po', nella necessità che tutti abbiamo, e mi riferisco anche ai più sfigati, di convincerci che potremmo vivere con meno di quello (a volte già poco) che ci facciamo bastare. Mi spiego. Se io non avessi il ricordo, recente ma allo stesso tempo già sbiadito, di aver sprecato un po', come potrei accettare serenamente l'idea che con grande probabilità avrò nel 2011 maggiori spese ed entrate (se va bene) uguali a quelle di quest'anno? Se non avessi da rimproverarmi alcune cretinate come potrei avere fiducia in un futuro che, a detta di tutti, più passeranno i lustri e meno soddisfazioni potrà donarmi? La mia speranza, quindi, che devo alle cretinate commesse, è di avere un margine di miglioramento, che sarà tanto maggiore quanto più numerosi saranno stati gli strappi alla regola che ricordo. E aggiungo di riuscire ormai a forzare la mia memoria al punto di convicermi di aver dato mance più laute, di aver comprato pacchi di caramelle e di aver giocato centinaia di euro a giochi e giochini vari (tutte cose non vere, ma a cui devo credere) per poter essere convinto di avere un polmone che chiamerei il mio salvadanaio virtuale, e cioè l'insieme di quei tanti soldini già spesi che potrei decidere benissimo di non spendere più, senza danni reali per alcuno.
PS: lo stesso discorso, esattamente duale, lo faccio con il tempo e mi viene molto molto bene, uguale uguale.