20100805

Da molto lontano

Osservavo già da un po', non so dire esattamente quanto, quella scena così particolare nel suo variare continuo delle sue tante componenti, pur essendo inquadrabile in un moto che definirei globalmente permanente, nel senso idraulico del termine.
Ma andiamo con ordine. Ero stanco, stanchissimo, come dopo una estenuante scalata, di quelle che cominciano dal sentiero che parte dietro la fontana e poi, per successive e consapevoli scelte, finiscono sempre in una arrampicata sulla roccia dove le braccia lavorano quanto le gambe, se non di più. Tra l'altro anche col rischio continuo, questo inizialmente non considerato, di cadere all'indietro senza speranza di poter frenare in alcun modo la caduta. Ma comunque era finita, e io stavo lì a guardarmi l'orizzonte, e cercavo di convincermi che davvero da lassù si potesse vedere il mare. Perché solo osservando il mare mi era capitato di guardare un orizzonte così. Fatto sta che all'orizzonte si vedevano come dei lampi continui, simili a quelli di una tempesta che si sviluppa ancora in alto mare, visti da una spiaggia, come dicevo. Sopra questi bagliori e al di sopra di una zona molto turbolenta con un colore di fondo che definirei grigio a chiazze più chiare e più scure, stranamente, un azzurro intenso. In realtà era un blu scuro nei punti più vicini al grigio e poi, man mano, diveniva più chiaro verso l'alto, fino ad essere così luminoso da non poterlo osservare a lungo. Diciamo che, almeno per un pezzo, era come la sequenza contraria delle sfumature del blu che capita di vedere dopo il tramonto, quando all'orizzonte è ancora chiaro e allo zenit si vedono già distintamente le stelle. Ma la cosa ancora più sorprendente era il colore di quel mare, o meglio di quello che io credevo fosse il mare, che era arancione al confine basso del grigio turbolento, e poi rosso, marrone, fino al nero. Ma nero nero. Un nero che non si può descrivere e che mi infastidiva guardare, tra l'altro.
Il bello venne quando mi accorsi di poter zoom-are, come siamo abituati a fare con un click a computer su una foto. Era una funzione che mi si attivava quasi involontariamente, bastava che fissassi più a lungo una parte del tutto, ma solo sul grigio maculato e con quegli strani lampi al suo interno. Mi resi conto, così, che ad ogni lampo corrispondeva la nascita di una bolla incandescente, che poi inevitabilmente implodeva in sé, dopo un tempo tutto sommato contenuto, con un flash che era ben diverso dal lampo iniziale della sua creazione, ma senza zoom non avrei di certo saputo distinguere l'una dall'altra le due diverse illuminazioni istantanee. Zoom-ando poi all'interno in alcune di quelle bolle di fuoco, nel tempo che mi era possibile farlo, notai come delle collanine di perle luminose, alcune più lunghe e chiuse, altre come interrotte, spezzate. E guardando una di quelle perle, ingrandendo ancora la sua immagine sempre solo fissandola a lungo, la vidi circondata da piccole pietre preziose, capaci però di splendere solo della luce riflessa della perla centrale. Osservando meglio una di quelle pietre, una che mi sembrava tutta azzurra, vidi che la sua superficie aveva anche della aree marrone scuro, e anche altre verdi, solcate da impercettibili linee blu. Risalendo con lo sguardo su di una di quelle linee, fino al suo inizio, vidi me che cominciavo a scalare una parete rocciosa, dopo aver percorso un sentiero che partiva da dietro una fontana.
Alla sorgente. Da molto lontano.

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