20100512

Esasperate imparzialità

Problema. L'ideale è essere imparziali in tutti quei rapporti che nascono, crescono e si sviluppano (la morte in questo caso non esiste, come è noto) su uno stesso identico piano. Penso al maestro con i suoi allievi, penso a una madre di 10 figli (caso oramai pressoché solo teorico), penso a tutti quei casi in cui si crea un reticolo di legami con al centro una persona con un grado di responsabilità in più rispetto agli altri, per i motivi più disparati.
Sarà considerato giusto il maestro che riesce ad invogliare tutti i suoi alunni ad imparare con la stessa energia, la mamma che divide in 10 parti uguali la (grande, si spera) pagnotta a tavola, la sera. E così via.
C'è però anche il caso opposto, e sorvolerei sui motivi che lascio (per motivi di tempo) al lettore che si dovesse imbattere in questo post e fosse arrivato fin qui nella lettura. E' il caso in cui c'è da dividere un numero negativo, che è pur sempre divisibile, ma che crea ancora più contestazioni della pagnotta tagliata male. Può essere una punizione, o un lavoro faticoso da affidare, qualcosa che (almeno apparentemente) è duro accettare in parte identica a chi si ritiene più colpevole della crescita del valore assoluto del numero negativo che ora tocca a tutti compensare. Eppure è così.
Il caso di centro estremo, triste ma giusto, è quello delle dimissioni da un ruolo che non si può più ricoprire, quello di dover azzerare equamente il complesso rapporto in atto, arrivando a dover deludere tutto un gruppo di persone allo stesso modo, se non è possibile dimostrare in altra maniera (innanzitutto a sé stessi, ma anche a chi sa davvero osservare) il proprio distacco da ogni passione e la propria conseguente assoluta imparzialità, rispetto ad ogni vicenda nata per il ruolo ricoperto più che dalla volontà di chi a quel ruolo aveva dedicato il proprio sincero impegno, e basta, come fa chi è chiamato e ha risposto così come ha saputo rispondere. Dividere lo zero in parti uguali. Sembra facile...