20090406

Scala 1:1000

E' esperienza comune quella dell'immediato necessario convergere dei propri pensieri (e delle successive azioni) quando si presenta una imprevista seria situazione da risolvere con urgenza, con quella inevitabile associata sensazione di immediato ridimensionamento che subisce tutta quella serie di problemini e piccole grane che quotidianamente assorbono molte delle energie mentali di ciascuno. Lo chiamerei effetto scala. Riguarda il lavoro, la famiglia, la vita di ognuno, in generale.
Ci si rende conto, nei casi di effettiva emergenza, di quanto siano piccoli gli altri aspetti su cui fino a poco prima la nostra mente si era soffermata, probabilmente in mancanza di un vero problema da risolvere. Questo ragionamento, di norma, viene fatto da persone più esperte, più grandi di età, con problemi (affrontati e da affrontare ogni giorno) di sicuro più importanti di quelli di un giovane che si lamenta dei suoi. Ecco, secondo me questo è un errore. Secondo me la mente si allena, e con la mente tutto il sistema emotivo di ogni persona. Quanto più si sarà stati capaci nella vita di analizzare, sezionare, sintetizzare ogni minima vicenda di cui si è stati protagonisti, tanto più all'arrivo di un problemone si risulterà allenati.
Mi viene in mente lo sport, come esempio. Per i ragazzini è fondamentale imparare a provare a vincere, sapendo accettare le inevitabili sconfitte. Imparare a lavorare in squadra, rispettando il proprio ruolo, la gerarchia e l'arbitro. Tutte le risorse mentali spese nella preparazione, nell'allenamento quotidiano, fino al match. Arriva poi il momento in cui lo sport non può essere l'unico obiettivo delle proprie giornate e, con facilità, si esporta un modo di pensare e di agire in altri ambiti. Ma lo stesso si potrebbe dire del giocare a carte, o a scacchi, che non sono attività fisiche. O anche, più in generale, dell'applicazione spinta al tentativo di risoluzione di problemi oggettivamente marginali nella propria esistenza, ma dalla cui casistica mentalmente archiviata, al momento opportuno, si può diventare capaci di tirar fuori la soluzione giusta per una vicenda seria da affrontare.
Mi sono fatto l'idea che solo i più sciocchi, spesso solo invidiosi delle capacità di concentrazione altrui, chiamano "seghe mentali" certe applicazioni, per provare a sminuirle e sentirsi grandi per questo, pur essendo davvero molto piccoli. A me non verrebbe mai in mente di deridere un giovane che si dedica appassionatamente, avendone il tempo e la testa, alla risoluzione di un gioco di logica. Magari sarà lui, domani o dopodomani, che dovrò ringraziare per una sua scoperta.