20090203

Unità di misura

Nella delicatissima questione delle valutazioni, personalissime eh, delle vicende che ci accadono intorno è fondamentale la scelta dell'unità di misura.
Ci sarebbe il caso banale del dover decidere a chi assegnare il premio di "ciccione dell'anno", per dire, e lì la cosa sarebbe abbastanza semplice. Premesso che al concorso potrebbero aderire solo persone maggiorenni e dopo aver sottoscritto un modulone sul trattamento dei dati personali ai sensi blablablà, basterebbe una bilancia, in fondo. Ci potrebbe essere sempre la contestazione di quanto pesa lo scheletro di ciascun concorrente (a rigore lo scheletro non è ciccia, effettivamente), ma la contestazione sarebbe a mio avviso perdente in partenza. Poi ci potrebbero essere casi più complessi, e ora non mi vengono in mente esempi facili, essendo la complessità, per definizione, non proprio facile da spiegare, ma ci provo lo stesso, chissenefotte.
Il caso del cognato. Il cognato è una persona strana innanzitutto perché non si sa bene chi è, quando se ne parla. Può essere il marito di mia sorella, il fratello di mia moglie o, addirittura, il marito della sorella di mia moglie, che io chiamo da sempre "cognato esterno" e ho già fatto domanda per il copyright all'Accademia della Crusca, tranquilli. Parliamo nella fattispecie del mio cognato esterno, così evitiamo confusione. Allora. Lui è uno che se il fratello si separa è di sicuro per colpa delle mogli (nella fattispecie sua cognata), mentre se si separa la sorella è sempre colpa dei mariti (nella fattispecie suo cognato). La domanda è: se si separasse un suo cognato esterno di chi sarebbe la colpa? Secondo me andrebbe in crisi. Capita a tutti quelli che non hanno una unità di misura in testa, ma ci stanno simpatici lo stesso, eh. Giocano dalla parte dei familiari stretti, nel caso di mio cognato esterno è evidente, o dalla parte di chi sentono più vicino in quel momento, parlando più in generale. Sono da comprendere perché, non avendo a disposizione altri elementi, ritengono giusto a prescindere quello che fa/dice/pensa/scrive chi dà loro da bere/mangiare/scopare, dipende dai singoli casi. E' una posizione in fondo accettabile, anche se non proprio da ammirare, diciamo così.
Sarebbe logico che chi osserva questo ne traesse le conclusioni. Autonomamente, ovvio.

3 commenti:

scalzasempre ha detto...

quando ci si separa la colpa è 50-50 ma per capire-vedere-sapere-ascoltare-percepire-immaginare, bisogna vivere-provare-dire-fare-tentare-parlare-esternare, con la propria vita e non con quella degli altri! sto per fare un club. T'avviso :-)

sblogged ha detto...

Mi iscrivo al buio. :)

sblogged ha detto...

Sicuro di trovare luce. :)