20090103

In volo

In quel periodo volava abbastanza, un paio di andate e di ritorni al mese. Lunedì check-in nel frastornato Capodichino e venerdì pomeriggio al disinfettato Marco Polo. Che differenza. Mi è sempre piaciuto molto di più il disordine, tanto poi il volo decollava lo stesso, un paio di lunedì al mese. Tutte quelle facce da "Uomini soli" dei Pooh, che fingevano indifferenza nell'allacciarsi le cinture, quasi infastiditi dal dover per un attimo posare il Sole o il Corriere, ma che in realtà si cagavano sotto ogni volta che il rombo del motore cresceva e la pista sembrava già finita nell'incrocio a T con la Tangenziale, prima che l'MD80 si fosse inclinato verso l'alto. Belle sensazioni, guardare quel pallore di chi teme che sia l'ultimo decollo ogni volta. Belle davvero.
Un volo, uno, era rimasto molto impresso anche a John, un lunedì. Accadde qualcosa di irripetibile a metà del viaggio, più o meno, con il pilota dell'aereo impegnato in pratica solo a lampeggiare ai Fokker che incrociava su quel tratto di autostrada del sole degli aerei che percorre l'Italia, prima di uscire allo svincolo per il Triveneto. Stava guardando giù, cercando di riconoscere qualche bella cittadina, o almeno qualche laghetto con un lato dritto o ad arco, erano i suoi preferiti.
Accadde improvvisamente un fatto. Indescrivibile (per ora).