20090123

In metro

Aveva deciso di farsi crescere la barba, in quel periodo, e, specie di mattina presto, aveva un aspetto ben poco rassicurante. Glielo diceva sempre il suo più grande amico, quando si incontravano al caffè del fischio di inizio lavori, quasi ogni giorno. La stazza dei suoi circa 90 chili, distribuiti in poco più di un metro e ottanta, lo rendeva poi abbastanza temibile, sul piano fisico. John lo sapeva bene, ed era abituato a certi sguardi.
Forse per questo non aveva fatto poi chissà quanto caso a quegli occhi, profondissimi, se ne rese conto dopo, di quella donna dai tratti somatici orientali che gli era capitata di fronte quel giorno, nella metro di New Time, verso le 7 di un mattino d'inverno. Fatto sta che a un certo punto, alla sua destra, a poco più di un metro, un ragazzo sui trenta, ben vestito, ben profumato, decise di aprire uno di quei finestroni a vasistas e uno spiffero gelido spettinò improvvisamente la donna che John si era trovato di fronte, costringendola a spostarsi verso di lui, un po' timidamente, non avendo altri spazi disponibili intorno.
Fu così che John si riprese dai suoi pensieri, in cui era assorto, e decise di fare una cosa che un tempo non avrebbe mai fatto. Violentemente richiuse il finestrone e fissò il ragazzo.
"Perché hai chiuso?"
"E tu perché avevi aperto?"
"Qui puzza, e io ho aperto."
"Dovevi prima chiedere se non le davi fastdio, aprendo."
"Si poteva spostare."
"Come tu puoi anche scendere, adesso."
Si era creato uno strano silenzio tra le persone presenti, e il vagone si mantenne silenzioso per qualche minuto. Poi il vociare riprese. E John riprese a pensare, con la donna tornata dov'era all'inizio. Dopo qualche fermata scese, lei, ma non prima di aver detto, con un accento che John non dimenticò più, una parola magica, ripetuta due volte.
Grazie, gli disse.