20110211

Vantaggio o condanna?

Osservo, abbastanza spesso, quanto velocemente quello che sembra un ipotetico vantaggio in un qualche campo specifico si trasformi in una condanna. E non mi riferisco solo alla mia esperienza personale, nella quale, oggettivamente, non mi pare di poter godere di vantaggi precisi in specifici campi, ma anche alle cosiddette "esperienze indirette", quelle che mi hanno consentito sempre di capire di più (anche di me) per il fatto che si è abbastanza vicini per l'osservazione, ma sufficientemente lontani per non subirne condizionamenti emotivi troppo forti.
Facciamo un esempio. Un abile e volenteroso ragazzo viene assunto in una ditta, facciamo di quelle belle, produttive, meritocratiche, anche un po' antipatiche, dell'imprenditoruccio che si crede un semi-dio, ma lasciamo perdere. E' evidente che è un'esperienza indiretta, visto il da dove scrivo. In poco tempo l'abile e volenteroso ragazzo impara tante mansioni, e le svolge tutte bene e diligentemente. Scoprirà poi, dopo un congruo tempo (il congruo dipende dalla sua abilità nel capire, che non sempre va di pari passo con l'agire), che col suo lavoro (20mila euro lordi annui) ha sostituito in azienda 3 persone un po' "anzianotte" andate via (per un costo totale per la ditta, relativo all'anno immediatamente precedente, di circa 70mila euro). E' un vantaggio essere abili e volenterosi o una condanna a farsi il mazzo? Ora questa sembrerà pure un'analisi del pistolino fatta da un ex (e sottolineo ex) sindacalista di provincia, anzi di periferia diciamo così, ma un lettore abile e volenteroso saprà senz'altro calarla nella sua realtà (anche solo quella della suddivisione dei compiti nella gestione della casa) e trarne le sue personali valutazioni.
Un passaggio su chi è abile a capire (e anche volenteroso, in fondo) è peraltro d'obbligo. Lasciamo perdere quindi il costo del lavoro, il padrone e l'operaio (schema effettivamente un po' datato nelle realtà produttive più importanti nonché più piccole italiane), ma pur sempre presente in my mind per i miei trascorsi nel CCNL Metalmeccanico. Passiamo quindi a chi ha il dono, o la passione, o non si sa bene cosa, di "bucare" con lo sguardo la patina che avvolge ogni viso, ogni persona, ogni vicenda umana e vedere ciò che non è dato di vedere a tutti. Inizialmente potrebbe sembrare un vantaggio, alla Superman per capirci, e l'amico, l'amico dell'amico, l'amico dell'amico dell'amico cominciano a voler sottoporre visi, persone, vicende umane che li riguardano a quello sguardo così particolare. Per averne in cambio una parola, una opinione, talvolta un giudizio. Dopo un po' il tutto si trasforma in una condanna per chi è chiamato a visionare, a parlare, addirittura a giudicare. A giudicare poi spesso, in genere alla fine dei rapporti, chi sostiene che nessuno ha il diritto di farlo e così, implicitamente, sta proprio a sua volta giudicando, male, chi è solo stato costretto a farlo. Dal suo ipotetico vantaggio.