20101202

Fu di cembre

Fu di cembre che mi accorsi di quanto possa essere diversa l'interpretazione della visione di una stessa azione. Un po' come quando c'è una partita di calcio in tv e ogni osservatore riesce a cogliere solo quello che la sua precedente esperienza ed il suo livello di conoscenza in merito gli consente. Lo stesso gesto visto come un miracolo della tecnica di gioco o come un banale tuffo su un prato, senza molto senso.
Fu di cembre che scoprii quanto anche nel linguaggio usato si rispecchi in realtà l'identità di ciascuno di noi, costruita prima che un qualunque evento faccia venir fuori ciò che si pensa, nel modo che si ritiene più idoneo al caso. La provenienza di ognuno, nel più ampio senso culturale possibile, dice già tutto di una persona e fa dire alla persona proprio esattamente quello che è necessario per identificarla, come una firma leggibilissima, in cui c'è dentro il carattere, la storia, perfino il destino di chi la appone sotto una qualunque sottoscrizione.
Fu di cembre che mi resi conto di quanto, comunque, il cambiamento tanto sperato sia sempre possibile. Basta infatti usare l'acqua per spegnere il fuoco, e non incaponirsi con il cercare di inventare un fuoco più forte di quello che si vuole vincere. E dall'acqua, si sa, nasce sempre una nuova vita nel senso di una vita nuova.