20101125

Il troppo pieno

Ogni opera idraulica capace di creare accumulo di acqua (compreso il lavandino di casa) ha necessità di avere una via di fuga per gli esuberi che entri in funzione al momento opportuno, prima che avvenga una tracimazione incontrollata (o si allaghi il bagno, nel caso del lavandino tappato al fondo con il rubinetto lasciato aperto). La bravura di un progettista sta nel proporzionare la capacità di scarico del "troppo pieno", che non deve andare in crisi per una portata in arrivo al serbatoio superiore rispetto a quella che è in grado di smaltire (la portata di progetto della classica apertura nella parte alta di un lavandino è il valore massimo che può erogare il rubinetto). Una delle soluzioni che a me piacciono di più nel vasto catalogo degli scaricatori di superficie delle dighe è il calice, che consente sfiori regolari, veramente carini da vedere, e da fotografare. Ultimamente non si realizzano più calici perché la normativa tecnica li ha resi possibili solo se di dimensioni davvero esagerate per consentire una corretta aerazione della corrente in transito e quindi, in definitiva, poco convenienti da realizzare per le imprese. Si preferiscono quindi altre soluzioni.
Tornando con la mente ad un mio post del 30 maggio 2008, ed entrando in quel mio schema metaforico sulle piene emotive che siamo costretti spesso a fronteggiare nel nostro intimo, sono certo che il mio personale sfioratore interiore, che risale al 1969, sia proprio un calice, che talvolta va effettivamente "in saturazione" e cioè in quel tipo di crisi che la nuova normativa teme molto. Devo assolutamente riuscire ad ampliarlo o, cosa più semplice, crearmi un ulteriore sfioratore in un altro punto del mio sempre più vasto lago interiore. Sto seriamente pensando ad un pozzo con imbocco a vortice.