20100912

Unicità nella potenziale infinità

Ciascuno pensi a sé stesso. Che, scritta così, sembrerebbe quasi un invito a farsi i ca-fatti propri, ma non è quello il senso. Ciascuno pensi alla miriade di relazioni che ha avuto, ha ed avrà con altre persone, anche a quelle meno importanti, anche quelle che definire relazioni sembra pure eccessivo. Non so io quante potrei contarne nei miei (quasi, oggi siamo a meno 5 giorni) 41 anni di vita terrena, ma sono tante, eh. E si potrebbero pure classificare, ma non è neanche quello che mi interessa dire stamattina. Ciò su cui riflettevo dall'alba, e non so bene perché, è che ognuna di tutte le relazioni a cui riesco a pensare è stata, è e sarà necessariamente unica. Anche se volessi immaginare, e ci riesco molto bene anche da questo minuscolo pianeta su cui ci troviamo tutti imbarcati per un po', una serie di relazioni tendente all'infinito, ebbene anche in tale caso estremo, mi verrebbe naturale credere che ciascuna interconnessione tra due persone sarebbe per forza unica. E, sia chiaro, non perché ognuno di noi si comporti diversamente quasi come se volesse preventivamente in ogni rapporto dare una certa parte di sé celandone un'altra (la finzione dura sempre poco), ma proprio perché ogni volta nasce una nuova entità, unica, irripetibile, bella o brutta che sia, dovuta al contributo che ciascuna delle persone coinvolte dà e allo scambio reciproco che nasce e che prevede anche che ciascuno prenda qualcosa, non è uno scandalo ammetterlo.
Morale della favola: è evidente la facilità con cui si notano unicità nelle potenziali infinità di relazioni possibili; è facile dedurne che le infinità si moltiplicano se si pensa alle tante persone di un gruppo che decidesse di mettersi a contare ognuno le sue potenzialmente infinite unicità nei rapporti vissuti o ancora da vivere; se arriviamo ai miliardi di nostri coinquilini terreni siamo a numeri impressionanti di unicità sperimentate. La cosa (mi) porta a riflettere davvero molto.
Felice domenica a tutti!