20100506

I falli dei frustrati

Ripensavo ancora alla finale di Coppa Italia di ieri sera. Un perfetto modello sperimentale da osservare. Non è che ora io voglia infierire più di tanto sul frustrato Sig. Totti, ma quel secondo tempo così opaco, quel suo inutile sperare di pareggiare la straordinaria rete di Milito magari su punizione dal limite e giocarsela ai rigori nel suo Olimpico. Tutto questo groviglio di aspettative disattese che poi diventa inevitabilmente voglia di vendetta a suon di spintoni (quando è stato ammonito) calcetti (sulla testa di Thiago Motta a terra dopo un fallo subito non ricordo da chi, per spingerlo ad alzarsi presto, che classe...), il calcione da dietro a Balotelli che stava dando prova della sua indiscutibile superiorità tecnica (un fallo dove bisogna guardare la faccia per capirne la gravità). I falli tipici dei frustrati, come rilevato già in telecronaca da Fulvio Collovati, che ne sa qualcosa delle reazioni degli attaccanti fuori forma dopo le inevitabili umiliazioni con cui dovevano fare i conti quando incontravano un difensore centrale come lui (ai suoi tempi si chiamava stopper il suo ruolo, non a caso). Per sembrare ancora potenti quando si è in realtà molto molto mosci.
Da non trascurare poi l'effetto emulazione che il Sig. Totti ha prodotto sui suoi compagni. Perrotta e Taddei su tutti. Quest'ultimo che ha cercato di segnare la coscia di Muntari coi suoi tacchetti sul fischio di chiusura, a tempo già scaduto da un pezzo, ed è il vero responsabile della successiva invasione di campo del folle poi fermato dalla Polizia. I leader (o forse già ex leader) frustrati sono peggio della peste, diciamolo e mandiamoli al mare, non certo a rappresentarci ai Mondiali.
Totti al mare, Totti al mare, a veder le chiappe chiare... (che quello gli è rimasto da fare).

2 commenti:

Sogno ha detto...

Usa la forza chi non ha altre armi.
Ma non sarebbe meglio se ci appassionassimo tutti a qualche altro sport? Ciao!

sblogged ha detto...

Il fallo del frustrato è un po' peggio del fallo dello scarso. Il frustrato cova il risentimento dell'astro caduto, che vorrebbe risorgere, non ce la fa e dà calci, da dietro, al giovane astro nascente. Non è così che si comporta un campione, seppur al tramonto. Mi ricorda lo Zidane della finale dei Mondiali 2006, con la testata data in petto al nostro Materazzi, con cui ha chiuso la sua carriera. Resta quell'immagine più impressa rispetto alle tante di quando era un grande calciatore. Rispetto alla passione da cambiare, che dire? Al cuor non si comanda, si dice.