20100417

Stati di equilibrio

Ogni equilibrio è da considerare transitorio se si opera in un campo di forze piuttosto vivace. Spesso si è portati a trascurare che la difficoltà di trovare un equilibrio è causata quasi esclusivamente da tali forze e ci si arrovella nella ricerca di soluzioni stabili che siano compatibili con l'ambiente assumendolo come un dato che non si vuole mettere in discussione.
Esempio, che mi sto incartando. Un quadro. Poche persone hanno provato ad appendere un quadro in modo che non raggiungesse rapidamente la sua classica posizione di equilibrio stabile. C'è chi ha creduto che il gancetto dovesse stare sotto, ma sono casi rari, diciamo. Perché, tutto sommato, è facile appendere un quadro e lasciarlo lì per 10 anni senza problemi? Perché il campo di forze a cui il quadro deve rispondere è banalmente costituito dalla sola gravità terrestre. Basta un bel chiodo, e via. Se, per ipotesi, decidessimo di prendere il quadro e fargli fare prima un giro in macchina con Alonso, poi una visita alla stazione orbitale mediante un volo sullo Shuttle, poi una gita sulla barchetta e, per chiudere, quattro salti in discoteca, be', diciamo che qualche botta il quadro secondo me la prende. Lui, il quadro, non è intrinsecamente cambiato, ma le forze che ha dovuto contrastare per mantenere un equilibrio, anche solo precario, sono state le tante che si sono aggiunte (o sostituite quando si è trovato qualche giorno in assenza di gravità) a quella a cui rispondeva bene il solo chiodo nel gancio, posto in alto, ricordiamolo sempre.
Morale? No, diciamo conclusione. I complessi campi di forze esistenti in determinati ambienti contano nella ricerca di equilibri. E rendono inevitabilmente transitorio ogni stato raggiunto. La volontà di raggiungere un equilibrio stabile e duraturo, fatto assolutamente non obbligatorio, non può non passare per un'analisi critica di quale sia il campo di forze in gioco in un certo ambiente. Non tutti gli ambienti sono compatibili con tale legittima volontà, se e quando esistente.

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