20100327

Trasformazioni di energia

Se ho un deposito di energia potenziale, ben protetto, con i guardiani armati sempre sul chivalà, che tra l'altro si arricchisce quotidianamente per effetto di afflussi "naturali", posso di certo decidere di prendermi un po' di quel deposito per vedere cosa mi dà da capire quando lo faccio diventare energia meccanica aprendo una piccola valvola, energia elettrica sotto il famigerato pozzo di San Pietro, poi energia termica magari. Alla fine, per effetto delle decurtazioni che inevitabilmente arriveranno ad opera dei cosiddetti "rendimenti" nelle varie fasi di trasformazione, mi ritroverò ad aver dissipato un po' di quel deposito a monte, ma ad aver osservato ciò che mi interessava davvero.
Da quando la Fisica quantistica, grazie alle intuizioni del grande Albert, ha potuto definire la materia presente nel piccolo Universo in cui è stato dato di muoverci come un deposito di energia, è possibile per un osservatore attento a certi fenomeni riconoscere facilmente che: primo è necessario preservare bene il deposito che ci è stato donato, secondo si deve aprire la piccola valvola e far scorrere quel che serve con grande parsimonia, terzo non farsi beccare da istinti strani di tipo autolesionistico che ci farebbero restare chiusi in qualche pozzo o friggere in una cabina di trasformazione, quarto non scottarsi troppo quando il calore prodotto va a rendere incandescente qualche zona già normalmente definita come "calda". Alla fine ciò che conta è che le decurtazioni subite per effetto dei vari rendimenti siano state in valore assoluto inferiori agli apporti "naturalmente" affluiti al nostro microscopico deposito di energia, il nostro metro e ottanta abbondante per novanta chili scarsi.

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