20100325

Il pozzo di San Pietro

E' una zona dove puoi trovare spesso cacciatori col fucile sempre carico a pallettoni, dove camminando nel bosco senti odori particolari, avverti le presenze animali che ti scrutano, dove in teoria dovresti aver paura, se ancora fossi in grado di provarla.
A un certo punto, senza che te ne possa essere accorto in anticipo, e ciò nonostante la sua imponenza, ti trovi di fronte il pozzo di San Pietro. Entri in quella porticina metallica e guardi il suo imbocco, che è davvero invitante per quella passerella elicoidale che ti appare sicura al passo, col suo essere piccola mensola incastrata in pareti massicce, in grado di resistere a pressioni elevate, collaudata con successo 30 anni fa anche da uno degli eventi sismici più rilevanti del secolo scorso. Ti ritrovi quindi a scendere quasi senza volerlo, anzi, proprio senza averlo voluto. E la luce esterna, ad ogni giro dell'elica, si riduce, ma tanto c'è quella artificiale, che vuoi che sia? Sei sotto già di 40 metri quando capisci che sei in un altro luogo, ormai, che quegli insetti fastidiosi che ti ritrovi intorno non li hai mai visti altrove, che l'umidità ha reso viscida quella che ti sembrava una passerella sicura. Quando stai altri 20 metri più giù, perché hai dovuto proseguire anche contro voglia, solo perché ti tocca di raggiungere spesso il fondo per mestiere, e quindi sei lì, molto in profondità, e devi fare anche quegli altri metri ormai, improvvisamente, quando anche le lampade si spengono, e non sai perché, e non sai quanto ti toccherà restare al buio, ecco che capisci quanto è dura la risalita. I primi passi sono rapidi, ma solo i primi, l'ossigeno è poco e il corrimano, bagnato di ruggine, da tuo potenziale amico diventa il tuo peggiore aguzzino. Capisci che il rumore che fanno gli scarafaggi più grossi che calpesti risalendo e ansimando, quel rumore che avevi volentieri evitato scendendo, diventa il tuo unico vero conforto nel tratto più duro. Quello in cui scivoli ogni tanto su quella che più in alto era solo polvere e che giù è divenuta fango insidioso, e te la trovi nelle mani, anche in faccia, perché hai provato a toglierti un po' di sudore dal viso. E comunque capisci che devi salire, che è la cosa più compicata del mondo lì al buio, ma che ce la farai perché la luce esterna la cominci già a riassaporare.
Alla fine, dopo molto, sei fuori. Il cuore ci metterà parecchio a tornare al suo battito regolare, ma sei fuori. E ti chiedi di chi potessero essere quelle mani che hai avvertito distintamente trattenerti giù, e ringrazi quelle altre mani, decisamente più forti, che ti hanno trascinato di nuovo fino alla luce. Quelle mani lo sai bene di chi sono. Sono del padrone del pozzo.

5 commenti:

Sogno ha detto...

E' così facile, farsi attrarre dalle profondità misteriose, dal buio, dalla novità. Anche restarci per un po'. Ci si abitua a tutto credo, soprattutto a ogni cosa si cerca di dare un senso o meglio una giustificazione. Ma è così bello tornare a respirare l'aria pura e guardare la luce.

sblogged ha detto...

Sono abituato da sempre a chiedermi le cause e le finalità di tutte le azioni di cui vengo a conoscenza, a cominciare dalle mie, è chiaro, ma non sono le mie né quelle accadute negli ultimi decenni le più rilevanti che ho osservato. Questo approccio mentale e di studio, applicato rigorosamente a tutti gli atti disponibili, mi ha dato la possibilità di spiegarmi bene accadimenti che abbracciano un arco di tempo ben superiore a quello della mia età anagrafica e fidarsi della sola esperienza diretta, pure fondamentale nel percorso cognitivo di ciascuno, non basta. Esistono punti di non ritorno in alcuni procedimenti di cui bisogna essere consapevoli. Non è sempre scontato poter rivedere la luce solo con le proprie forze.

Sogno ha detto...

Sono d'accordo e lo stavo scrivendo prima. Non sempre ce la si può fare con le proprie forze. Molto dipende dalla capacità di ascolto della voce del padrone del pozzo e anche dal tempo di permanenza al buio. Meglio non tentare di avvicinarsi troppo al punto di non ritorno. La curiosità è una gran bella cosa se ben utilizzata.

sblogged ha detto...

Esatto.

sblogged ha detto...

Pent'atto.