20090422

Sichei Uan

Sichei Uan era un uomo dai tratti vagamente orientali, che si era trovato a nascere in Italia chissà per quale scherzo del destino. Fin da bambino, come se fosse stata un po' la sua vera vocazione, era capace di ritagliarsi sempre un po' di tempo (e un po' di spazio in qualche station wagon di passaggio) per andarsene a pescare. Lo aveva fatto dai moli dei porti, sfidando tutte le Capitanerie, dalla sponda dei fiumi rischiando di sprofondare in quella fanghiglia viscida in cui amava avventurarsi, o anche dalle rive dei laghi, dove era proprio vietatissimo, quegli stessi laghi che avrebbe poi visto spesso da grande per altri motivi.
Una volta, un giorno di una primavera ancora solo astronomica, non si sa bene perché, fu invitato da un suo amico costruttore (uno che aveva ricostruito mezza Irpinia e forse oggi sta già preparandosi alle gare d'appalto abruzzesi) a passare un fine settimana sulla sua barca, quella da 2 milioni di euro ormeggiata a Manfredonia. In effetti non fu semplice organizzarsi, ma la voglia di tornare a pescare era tanta, e così Sichei Uan accettò. Era ancora bravo e prese con la sua piccola canna parecchi pesci, ma tutti insieme arrivavano a stento a un mezzo chilo, tutti piccolini. A un certo punto un amico del suo amico, pure lui ospitato sulla barca, quando era già stato deciso un veloce rientro in porto per un mare che andava minacciosamente ingrossandosi, montò una canna d'acciaio sulla poppa, prese un grosso amo, ma grosso eh, e ci infilò tutti i pescetti che Sichei Uan aveva pescato, staccando loro prima la testa in un modo particolare, per far uscire una giusta quantità di sangue, né troppo tutto insieme né troppo poco. Dopo un po', quando la barca era già al largo di Mattinata, un posto tutto sommato tranquillo del Mar Adriatico, si vide la canna d'acciaio inarcarsi e, tempo qualche minuto, fu tirato a bordo uno squalo. Intendiamoci, niente di che, una metrata di squalo che non credo avrebbe mai potuto essere realmente pericoloso per l'uomo, ma a Sichei Uan fece il suo effetto. Lui che nel mare aveva sempre pescato solo pescetti, così, per sport, vide con i suoi occhi che pure in quelle acque, non lontane da un tratto di costa noto solo per le sue belle spiagge, c'erano degli squali. E che era bastato quel poco di sangue di altro pesce per scatenarne la furia, sangue che si era poi rivelato per quello pescato solo l'esca della sua trappola mortale.
Tornò a casa, Sichei Uan, e pensava mentre guidava. O forse guidava mentre pensava. Pensò che anche lui era un pescetto, in fondo, e anche lui nuotava in un mare tranquillo. Pensò che anche lui aveva il suo odore e che di certo ci sarebbe potuto essere chi, attratto da quell'odore, volendo, avrebbe potuto farne un solo boccone. Pensò a quale fosse il suo odore, quello più frequente.
Era il ck1.