20090201

Ricordi, memoria

Il ricordo è quello che di prezioso resta nel setaccio del nostro tempo, e in genere, specie dopo molto tempo, è colorato sempre di azzurro, di rosa, di verde, chiaro o scuro, tutto ben ripassato con dei bei pastelli. Poi c'è la memoria dell'accaduto. Se uno vuole, chi può (e io può), va avanti come si fa con i file quando ci clicchi sopra. Dal disegno colorato iniziale si passa a tanti fatti, ai dettagli, alle sfumature, alle persone, a tutte le persone presenti in quel contesto.
E' come se in un paesaggio montano uno utilizzasse uno zoom temporale e riuscisse a vedere di nuovo chi c'era dietro un albero a fare pipì o sul tetto della casetta a montare un'antenna parabolica. Poi è chiaro che nel paesaggio colorato con i pastelli del ricordo l'antenna parabolica si cancella colorando forte il cielo e la pipì non esiste proprio.
C'è chi vuole, chi può (e io non può), mantenere solo la collezione di tante belle tavole colorate e dire "Guarda questa com'è bella!", e sentirsi dire "Sì! Bellissima!", e non usare la memoria, non cliccare più su nulla. Rispettabile, eh, come atteggiamento. Bisogna essere positivi, ce lo dicono tutti. Star lì a perder tempo a ricordare, a riflettere. Ma perché?
Alla fine ognuno fa come gli pare, figuriamoci, siamo tutti liberi. Volendo, la mia collezione ce l'ho anch'io, ed è un patrimonio che esploro spesso per evitare di ripetere certi errori, per migliorarmi, per crescere. Sarà che i bei paesaggi quasi intoccabili, che pure potrei conservare come tutti, mi sembrano così poco credibili come rappresentazione del mio vissuto.
Rispetto alle tavole degli altri poi, dove casomai io sarei quello che faceva la pipì, non vorrei mai rovinare il gusto di una forma così particolare di autocontemplazione ad un'altra persona che ne è capace, che magari è pure orgogliosa del suo passato, e potrebbe soffrire a causa di uno dei miei automatici click di memoria, spesso improvvisi e inopportuni. Piuttosto che rischiare di creare macchie su un bel disegno di ricordi preferisco proprio non vedere la collezione.
Grazie lo stesso.

4 commenti:

SandalialSole ha detto...

C'è anche un'altra dimensione, poi. Che è il raccontare il ricordo a chi non c'era, omettendo e riplasmando secondo il "sarebbe bello fosse stato così".
Poi c'è la finta casualità dei click di memoria. Ma questa è un'altra cosa.

Anonimo ha detto...

Secondo me, ma gente ben più importante l'ha detto prima di me, finiamo per ricordare le cose come avremmo voluto che fossero. Hai presente photoshop? Taglia un po' di qua, ruota un po' di là, correggi la messa a fuoco e voilà, la foto è diventata bella. Il bello è, per me almeno, che spesso di certe situazioni, rimangono solo le foto, e dalla foto riemergono tutti i ricordi. Spesso dalla foto è stato tagliato via chi fa la pipì (in verità, anni fa in montagna feci una foto a mio marito che faceva la pipì insieme al grande, contro un albero, per insegnargli come si fa, ma è tabu, anche se nn si vede niente). Le collezioni di ricordi sono molto personali, in parte condivise, ognuno ricorda particolari diversi che uniti creano l'insieme. Senza i ricordi di qualcuno, il quadro nn è completo. Ciao, buona notte

sblogged ha detto...

Preferisco di certo la "vittima" di un racconto incompleto fatto da qualcuno, casomai un po' in mala fede, contando sulla mancanza di possibili confronti piuttosto che il "complice" di un racconto riplasmato, casomai anche in buona fede, che non fa a sua volta presente, con onestà e puntualità, al narratore fatti che conosce di più e meglio. Quel tipo di complicità qualifica molto le persone, secondo me. Per quanto riguarda tutto ciò che è finto poi, compresa la casualità, sai già come la penso.

sblogged ha detto...

Ti riferisci al tema già trattato del labile confine esistente tra memoria e fantasia? Se è a quello che ti riferisci, sì, concordo, ma io non mi riferivo a quello. Mi riferivo alla volontà, espressa in molti modi e talvolta assecondata colpevolmente da certe complicità, di modificare fatti inconfutabili, contando sulla superficialità media delle persone. Un problema che non mi riguarda. Ciao a te.