20090128

Leggere e pesanti

Che siano lette, scritte, o anche solo pensate, le parole possono avere peso diverso. Non so bene da cosa dipenda, ma è evidente che ci sono parole che hanno un peso specifico pressoché nullo e parole che hanno la densità di un nucleo di Uranio. Ora la cosa sarebbe anche tutto sommato semplice se esistesse da qualche parte un elenco tipo Tavola periodica degli elementi con tutte le parole, o almeno con quelle più usate. Uno cercherebbe su questo speciale dizionario la parola "fiore" e troverebbe accanto dei numeretti che potrebbero subito dare l'idea della sua leggerezza. Poi potrebbe cercare "bomba" e vedrebbe la differenza già a occhio, troverebbe un numero rappresentativo del peso della parola molto più alto, ovvio.
Ma non è così. Le stesse parole, fiore o bomba, hanno pesi diversi nel contesto in cui vengono usate, e questo mi sembra pure ovvio e, al limite, pure misurabile. La cosa è un attimino più complessa, bisognerebbe utilizzare un mio vecchio programmino che esamina in pochi istanti tutte le parole di un periodo, ne fa una media ponderata e corregge la valutazione della parola di interesse in base al contesto in cui è stata utilizzata. Fiore può essere usata in un contesto da 2 novembre, e quindi acquistare peso, e bomba parlando di sesso in un articolo di gossip, e quindi perdere pesantezza. Mi sembra tutto sommato ancora tutto calcolabile, diciamo.
Poi, però, l'imprevisto. Se cambia l'autore di un testo, che per ipotesi usa le stesse parole, nello stesso contesto, diciamo pure con le stesse intenzioni, cambia la percezione di peso delle parole che mi capita di leggere. Cambia di conseguenza quello che scrivo (se sto lavorando) o quello che penso (se sto in pausa). Ci sono autori che ti fanno volare e altri che li vedi nel baratro di una dannazione, anche se hanno parlato, con le stesse parole, di fiori e di bombe, di persone perdute e di grandi scopate.
Ma perché?

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