20090122

Attenzione

Eppure è strano, è strano rendersi conto di quanto sia ambita l'attenzione, come se fosse un cibo di cui nutrirsi per sopravvivere, strappandolo a chi per puro caso se ne trova una pagnotta in mano. Gli esempi che mi vengono in mente sono innumerevoli, e quindi evito, tanto la caccia all'attenzione è davvero ovunque. Mi piace di più scrivere (che mi serve proprio) di quelle che ipotizzo come le cause di questo fenomeno.
A livello di campi, gravitazionale, elettrico, magnetici, non c'è nulla che crea più accelerazione, e poi velocità e spostamento, di un picco improvviso della grandezza detta potenziale. Credo che ci siano dei picchi anomali a spiegare anche la voracità di attenzione, ma di cosa non mi è ben chiaro. Picchi di qualcosa che crea potenziale nel campo dell'attenzione. Che può essere?
Se in un campo gravitazionale l'energia potenziale, che poi può diventare cinetica, è crescente con la quota, con la distanza dal centro di gravità, così, per analogia, potrei dire che la percezione di trovarsi troppo distanti da un altro centro, sede di un'altra attrazione, possa indurre a cercare una strada, un vallone, fosse pure un precipizio, in cui buttarsi per abbassare il valore assoluto di quella distanza col tempo creatasi in quel particolarissimo campo di cui non mi viene il nome, ma che vedo attraversare cuori e cervelli, sezionandoli senza tregua, lungo ogni possibile giacitura.
Meglio non allontanarsi troppo dal centro.

4 commenti:

SandalialSole ha detto...

io sono disattenta a volte. anzi spesso. e quando me ne rendo conto, capisco che non posso essere verso il centro di un'attenzione senza reciprocità. il brutto è che poi mi distraggo di nuovo.

sblogged ha detto...

Distrattona! Ma hai sposato l'uomo giusto lo stesso. Te lo scrissi già (passato remoto alla siciliana, o all'inglese, fai tu).

Allure ha detto...

Mi fa pensare che si dice 'prestare attenzione' dando l'idea che, come una cosa prestata va restituita, anche l'attenzione ricevuta si deve restituire. Credo che senza attenzione nn si possa vivere, che per mancanza di attenzione si possa morire. Attenzione che diventa sinonimo di affetto, interesse, amore. Ecco, io sono al centro dell'attenzione di chi mi ama (marito), magari nn l'unico centro (figli), uno dei tanti centri (amici). Poi, posso benissimo essere un centrino, magari bellissimo all'uncinetto, per il resto del mondo e mi è indifferente. Pensando all'attenzione prestata, e poi restituita, per prestarla ancora, in un circolo virtuoso, mi viene in mente domenica scorsa. Gabriele, un nostro caro amico, ci stava invitando ad abbracciare, a mostrare il nostro affetto per gli altri. Orbene, con gli abbracci nn me la cavo molto bene, ma la cosa poteva valere anche per gli sms e ho sentito il desiderio di mandarne un paio ad amici che sapevo nn essere in splendida forma. Poche parole, ma dalle loro risposte ho capito che erano arrivate loro al momento giusto. Ho imparato a fidarmi del mio istinto, quando mi suggerisce di prestare attenzione a qualcuno. Vabbeh, mi sa che intendevi dire qualcos'altro che ora mi sfugge, tornerò a mente piu sveglia. ciao

sblogged ha detto...

La voracità di attenzione a me non piace, e provavo a spiegarmi perché è così diffusa. Io provo solo a scrivere di socio-moda, lo sai.