20080808

08/08/08

Era più o meno quest'ora, 13 anni fa. Stavo varcando la soglia di una caserma e mi stavano controllando i documenti dei ragazzotti che avranno avuto 5-6 anni meno di me, ma un'aria già insopportabilmente superiore. In effetti lì dentro erano dei miei suPEriori, per quel piccolo grado che era stato loro affidato proprio per fare il lavoro sporco del reclutamento.
Fu una giornata trascorsa quasi interamente in piedi, nella cosiddetta Piazza d'Armi, in attesa sempre di un altro controllo, al sole e senza acqua, anche se verso le 13 andammo in mensa (altra fila al sole), ma dopo fu pure peggio. La visita medica fu quella più assurda della mia vita. Alcune domande, un paio di iniezioni sul braccio, una prova tipo quelle allergiche con un ago a 3 punte che iniettò qualcosa. Un paio di minuti e un controllo ai 3 puntini della mia pelle. Tutto a posto. Puoi andare. Sì, ma dove?
Vagammo un po' e poi, finalmente, la branda. A me toccò un posto in alto su di un letto a castello abbastanza massiccio, e sotto di me un ragazzo di Cutro, con una parlata così fortemente calabrese da rendermi quasi incomprensibile ogni sua frase. Poi diventammo amici lo stesso, però. Scendemmo aspettando la riapertura della mensa, e ce ne stemmo ad aspettare di poter andare a letto, in pratica. Solo che non avremmo mai immaginato che alle 23 in punto ci sarebbe stata la più ridicola sceneggiata a cui io abbia mai assistito. Il tenente, un paio di sergenti, 4 o 5 caporali a gridarci in faccia che gli infissi delle finestre erano sporchi, che il pavimento faceva schifo, che in bagno i rubinetti erano incrostati di calcare. Assurdo. Eravamo lì da poche ore e ci contestavano cose che riguardavano la cattiva manutenzione di un immobile che manco conoscevamo ancora. Non parlai, ma li osservai in modo forse troppo poco dimesso. Fu per questo, forse, che il tenente fece un cenno ad un caporale e mi fu detto che avrei fatto il piantone dalle 2 alle 4.
Non dormii fino alle 2, pensando che di lì a poco avrei dovuto alzarmi ed andare nel corridoio a sedermi per un paio d'ore a fissare un cancello, e mi accorsi che qualcuno pianse molto quella notte, a non molti letti di distanza dal mio. Comunque poco prima delle 2 entrò un ragazzino e mi disse che toccava a me.

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