20080701

Vi(ssu)to - Vi(eta)to

Credo che il mio nome sia la forma sincopata di un participio passato, come ho provato ad immaginare nel titolo di questo post.
Vissuto. Un tipo vissuto, come se fossi un pallone di cuoio che alla fine avrà preso molti calci e sarà dimenticato in un box di una casa di campagna, o un aereo che sarà passato dalla compagnia di bandiera di un brillante Stato europeo ad una che fa voli charter da e per Kinshasa, raschiando i tetti di quelle povere case ad ogni decollo e atterraggio.
Oppure vietato. Io sono un tipo molto vietato, in effetti. Vietato ai minori, e questo è il minimo, per la mia forma un po' cruenta più che per la mia sostanza, che è rimasta bambina. Vietato ai tipi che amano le tresche, che sanno godere di una bella mangiata o di una grande scopata senza pensare a chi è rimasto a casa, per esempio. Meglio che sia vietato leggermi per certi tipini, che se no finisce che credono che ce l'ho con loro. Che poi a me non è che me ne fotta poi tanto degli altri. Convincersi che io sia un Savonarola, attese certe assonanze, proprio no. Meglio vietarsi di leggermi.
Poi ci sarebbe visto, vituperato, vidimato, e chissà quanti altri. Casomai se trovo un vocabolario in zona mi vado a divertire un po'. Comunque un animo vietato, entro cui non è concesso addentrarsi quasi a nessuno, in un corpo vissuto, essendo entrato e uscito un po' dappertutto, sì, penso che possa passare come descrizione, somma e sommaria allo stesso tempo.