20080619

Teorizzazione di un compito di Matematica

Oggi mi sono imbarcato in questo tentativo, alla mia solita maniera, e bon. Vado con la teorizzazione indicata nel titolo.
Come riuscire a svolgere egregiamente la seconda prova scritta per i Licei Scientifici? Come fare con quella serie di quesiti che vanno dallo studio della singola funzione (caso fortunato) alle applicazioni più spinte della Geometria analitica (caso più fantasioso che piace tanto ai tecnici del Ministero)? Urge una teorizzazione, appunto. Inutile imbarcarsi nel solito sermone, di stampo moralistico, che in sostanza dà la colpa delle difficoltà del maturando alla mancanza, o alla scarsezza, di studio. Inutile dare la colpa all'emozione, alla mancanza di concentrazione, allo stress dei giorni che precedono le prove. Questo dico e questo dissi nel pomeriggio di quel giorno che ieri ho già descritto ai miei compagni, tutti maschi, con i quali fu messa a punto la strategia vincente per la prova che ci attendeva il giorno dopo. Il segreto era, è e sarà sempre il "gioco di squadra".
La Matematica si presta infatti moltissimo al gioco di squadra e non ne vengono fuori elaborati fotocopia a rischio bocciatura perché, alla fine, la personalizzazione c'è sempre, anche se, era ed è questo l'obiettivo, gli errori non devono esserci. In ogni quinta di Liceo c'è sempre il tipo dotato di grande intuito matematico, il tipo capace di sviluppare rapidissimamente i calcoli ed altri ragazzi in grado di verifiche di dove va a finire l'intuizione, se in un vicolo cieco o sull'autostrada a 4 corsie del corretto risultato finale. Così fu pure per noi. Il nostro asso era Giovanni, che tipo. Aveva un intuito pazzesco, si metteva a pensare passandosi le dita nei capelli, sfiorandosi il naso con il palmo della mano e lo sguardo fisso al muro. Poi diceva: forse ho capito. Il nostro asso non ci tradì, era seduto giusto davanti a me e fu semplice per me leggere dal suo foglio, volutamente appena scostato, che derivatona e che limiti avrei dovuto calcolare. Allo stesso modo, dietro di me, Pasquale, quello della bici di qualche post fa, verificava quello che io gli proponevo. Andò alla grande.
E la teorizzazione? In Matematica serve l'amicizia. Come sempre.

PS: per me l'amicizia è uno scambio, reciproco (ma non rigidamente), di benefici che avviene tra due o più persone in modo spontaneo, rendendo ogni gesto naturale, gradevole per le varie parti e privo di retrogesti. Sulla parola benefici mi rifarei all'etimologia che, secondo me, chiarirebbe ancora meglio, ma poi passo per il solito secchione e, da quello che ho scritto ricordando i miei trascorsi scolastici, penso che si capisca che è sempre stato il mio terrore. Rispetto ancora agli amici citati, Giovanni e Pasquale, credo che la conferma che i nostri reciproci gesti fossero gesti di amicizia disinteressata la dà il fatto che ancora oggi, quando ci si sente anche dopo mesi, sembra che un filo non sia mai stato reciso dal tempo, dalle vicende personali, dagli impegni, che rendono oggi come oggi più facili e quindi più frequenti dei rapporti "usa e getta", purtroppo.