20080618

Maturità

Si fa presto a dire maturità, o esami di maturità. E la mente corre a quel giorno di tanti anni fa, a quella maglietta aderentissima sopra a dei jeans altrettanto attillati che indossai quella mattina, col vocabolario preferito di mia madre in mano ed un paio di penne infilate in una tasca. Ostentavo sicurezza e guardavo quelli vestiti coi cappotti in pieno giugno, per nascondere decine, forse centinaia di temi già svolti. Ostentavo sicurezza per dare l'idea ai miei di essere maturo, già prima dell'esame. Ostentavo sicurezza con i miei amici per darmi le arie da leader. Ostentavo sicurezza anche con i professori, col mitico Presidente della Commissione che chiamò un volontario (quale occasione migliore per ostentare sicurezza?) per le operazioni di apertura buste, e cose analoghe, che prevedevano la presenza di un candidato lì, vicino a quella cattedra robusta, su cui furono appoggiate le tracce, dopo averle dettate.
Uscì quella sulla Genetica, di cui si era anche parlato nei giorni precedenti l'esame come di una delle più probabili. Parlai quindi di Genetica, a partire da Mendel e dai suoi esperimenti di incroci tra vegetali fino a quei giorni, che erano quelli della fine degli anni 80. Parlai di fecondazione artificiale, che già allora erano nati così alcuni bambini negli USA e nel Regno Unito. Ed anche di test del DNA, perché mia cugina, che già stava al Gemelli a studiare, mi aveva raccontato un giorno di quella importantissima novità scientifica, spiegandomi che sarebbe servito, per esempio, nelle cause in cui un marito dubitava della paternità di un suo figlio. E così mi allargai parecchio, fino alla Giurisprudenza, fino all'Etica, sbilanciandomi in giudizi universali che oggi non mi permetterei assolutamente neanche di immaginare.
Forse ero più maturo di oggi, però.